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Gli educatori sono chiamati ad assolvere un compito qualitativamente "nuovo" (visto il tradizionale scollamento tra teoria e prassi educativa); per svolgerlo e rendere davvero funzionali i percorsi educativi, essi devono volgere l'attenzione verso una pedagogia della motivazione che non solo riconosca a ogni studente una sua forma mentis, ma che pure favorisca una naturale spinta all'autorealizzazione, avvalorata oltre che dalla cultura occidentale anche da quella estremo-orientale, grazie alla quale entra in gioco l'idea di un soggetto che apprende in modo ottimale quando mantiene un sano contatto con ciò che è reale, presente, purché educato ad accettare l'entità e la natura dei propri limiti e a superare ogni possibile dualità, come natura/cultura, mente/corpo, ragione/emozione, retaggio di un razionalismo storico-filosofico tutto occidentale.